Si è svolto a palazzo D’Amico
un incontro promosso dal consigliere comunale Antonio Foti sulla “Street Art”,
iniziativa lanciata alcuni mesi addietro dallo stesso esponente politico per
cercare di riqualificare aree dismesse della città. Un progetto ambizioso che
prevede il coinvolgimento delle scuole e delle associazioni locali. Diversi gli
interventi dopo l’introduzione dello stesso Foti che ha ricordato la sua
mozione approvata nel gennaio scorso all’unanimità dal Consiglio comunale che
impegnava l’Amministrazione a considerare la Street Art quale soluzione
alternativa e/o integrativa nei progetti di riqualificazione e manutenzione
degli spazi pubblici degradati promuovendo e favorendo progetti per la
realizzazione di opere di Street Art volti alla riqualificazione degli spazi pubblici
individuati coinvolgendo istituti scolastici, associazioni, collettivi e
chiunque intenda partecipare allo sviluppo ed alla realizzazione delle opere in
oggetto.
“La Street art come forma di
denuncia sociale, dei problemi della città ma che allo stesso tempo rievoca il
passato e la storia delle stesse – ha detto Valentina Certo, storica dell’arte
– illustrando gli esempi di street art nella provincia di Messina. Un esempio
virtuoso dell’applicazione al contesto urbano è l’Inumani Festival, che si
tiene da un paio d’anni nell’antico borgo abbandonato di Castania a Castell’Umberto.
A seguire l’intervento di
Erika Bucca, sociologa, che ha sottolineato come un ambiente degradato e
l’assenza di spazi di socializzazione siano la causa di un malessere sociale
che contribuiscono a far degenerare l’ambiente circostante. “La Street Art in
questo senso, viene vista come un’occasione per abbellire dei luoghi,
combattere il degrado e provare a recuperare spazi di socializzazione”.
L’intervento di Carmelo
Allegra, ingegnere, del collettivo Mi_lab, ha invece puntato i riflettori sul
connubio tra iniziative comunali, private e delle scuole. L’esempio mostrato è stato
quello di Genova, città nella quale la rigenerazione urbana mediante la street
art ha portato a risultati più che soddisfacenti. “Non vedo perché non
applicare lo stesso modello anche a luoghi come il Mulino Lo Presti e la ex
stazione FS – ha concluso -. Due edifici che pur essendo centrali versano in
condizioni di totale abbandono.
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